Il locale dei sogni
Poetica gastronomica applicata (Il Po e la Bassa Parmense)
di Michela Rubini
Hai visto gli storioni? Smetti di sognare, lo sai che hanno dovuto lasciarlo il Grande Fiume.
Dovremo abbandonarlo anche noi allora.
Un salice non sceglie dove vivere.
Questo spazio è consapevole di essere un ecosistema inserito a sua volta in un più ampio ecosistema che nutre e del quale si nutre. Reciprocamente acquisiscono identità, riconoscendoci, plasmandosi e contaminandosi. Ecosistema come capacità di integrare, di creare collegamenti nuovi, di scoprirne e ripercorrerne di antichi, di incidere e indirizzare il presente. Una finestra sul mondo, ancorata nella Bassa.
Il primo livello è quello delimitato dai contorni e dalle caratteristiche del locale, dove lo spazio esterno vale come e più di quello interno. L’orto estivo e invernale, la serra, le erbe aromatiche, le arnie, oche e galline, il frutteto. Conoscenza del passato, consapevolezza delle tematiche attuali, costruzione del futuro: una vasca di raccolta delle acque piovane, un progetto con l’Università per il riciclo delle acque, luogo di sperimentazione per gli equilibri che si verranno a definire. Questo spazio pulsa di vita, tutto il giorno; cicli si rincorrono e si alternano senza soluzione di continuità. Luce che rimane accesa, mani che trafficano, dalla terra alla cucina e poi ancora alla terra.
Il secondo livello è quello locale, fatto di canali, carraie, boschi di pioppi e antiche roveri, torrenti e argini che portano al Grande Fiume, poderi, case coloniche, mezzadrie, allevamenti di mucche, produzione di Parmigiano, nuove etnie, nuovi lavori, abbandoni e distanze, strade di asfalto e trattori roboanti, storie raccontate nelle stalle e letti scaldati con le braci. Qui troviamo funghi pioppini, pesci gatto, ambolline, vertis, more di gelso, lumache, salumi, anolini, tortelli, bolliti, mostarda, bargnoli e rose canine.
Il terzo livello è quello globale, non solo uno scenario, uno sfondo, ma come da vivere con la coscienza che ci ha suggerito Alan Turing, in un saggio del 1950: «Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.». Siamo infinitamente piccoli e al tempo stesso incredibilmente capaci di determinare la sorte di un qualsiasi altro ente in qualsiasi parte dell’Universo. Allora non ignoreremo questo nostro potere, non ignoreremo lo spuntare del germoglio di un baobab, un contadino indiano che viene espropriato, l’aumento di consumi di gamberetti, una particella di acqua bloccata per milioni di anni in un iceberg che viene a galla dalle profondità dell’oceano.
Molto più di un piatto che sfama, entrare, rimanere, tornare rappresentano un nutrimento, da comprendere e conoscere. Significa entrare in una dimensione mentale che chiude alle spalle il tuo essere di questo momento e ti lascia libero di assumere un’identità ogni volta diversa. Ogni volta sarà un’esperienza nuova, che ti lascerà qualcosa.
Questo accadrà assaporando piatti che raccontano una storia; alla base di un insieme gustoso e ben bilanciato di ingredienti pensati, si affianca un viaggio nel tempo e nello spazio, che collega il passato e il futuro, un luogo vissuto con uno sognato. Temi della tradizione si fondono con le tematiche di oggi e insieme concorriamo al raggiungimento dei diciassette obiettivi dello Sviluppo sostenibile.
Superando il confine, troverai lo storione ancestrale accanto ad un tajine, un hamburger di legumi accanto agli anolini in brodo di “quinta”. Potrai scegliere chi essere, come essere, guardare al passato o proiettarti nel futuro, essere lungo il Grande Fiume o a Samarcanda, immedesimarti in Gianfrancesco Pallavicino che assaggia una fetta di culatello o mangiare uno gnam africano. La tradizione vive accanto a te e la riconoscerai dagli oggetti vicini ai tavoli, poggiati qua e là con apparente non curanza, spesso diversi seguendo le stagioni. Leggerai sulle pareti frasi e citazioni, sul tavolo potresti trovare un appunto, una ricetta, una filastrocca, un articolo, uno spartito. Portalo a casa, oppure facci un aeroplanino, ignoralo o cambia vita. Fatti permeare dalla realtà, scegli come e chi esser-ci.
È un posto dell’anima, con testa e cuore; accoglie tutti, solletica curiosità, fa domande, a volte provoca; ognuno è libero di trovare la propria risposta, di fare nuove domande, di scansare quelle scomode.
Vieni e stai, il tempo che vuoi; puoi accomodarti su una poltrona nel patio, osservare il pettirosso che mangia una bacca, o ascoltare il picchio che batte i poderosi tigli, puoi sentire il pavone innamorato e intanto leggere o tenere in mano un ramo levigato dal Po o ascoltare un’aria di Angelo Frondoni. Sei a casa, in una delle mille case che hai nel mondo, prendi quello che ti serve e lascia qualcosa di te.
Michela Rubini
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