Gli archi di pane di San Biagio Platani

La vittoria della vita sulla morte

di Nicole Farinotti

In Sicilia, in provincia di Agrigento tra le colline sorge un piccolo centro chiamato San Biagio Platani. Il paese porta con sé una lunga tradizione artistica religiosa, che ancor oggi dopo secoli viene rispettata e onorata, portando al paese centinaia di turisti da tutt’Italia, e non solo. A San Biagio, ogni anno nel periodo pasquale, la città si decora riempiendosi di arte e di colori; è proprio in questo periodo che vengono realizzati i famosi “Archi di Pane”. La tradizione degli archi ha una storia secolare e nacque quando ancora il centro non era altro che uno dei tanti feudi presenti in tutta la regione. Nel periodo pasquale i signori feudatari arrivavano in paese per riscuotere le tasse, e i cittadini si univano insieme per creare questo magnifico evento che, se da un lato voleva omaggiare l’arrivo dei loro signori, dall’altro simboleggiava il lavoro e l’impegno dei cittadini nella comunità, trasmettendo il profondo attaccamento alle loro radici; l’elemento chiave decorativo degli archi è infatti il pane, frutto del duro lavoro dei campi e simbolo della vita quotidiana del pese: un alimento povero e allo stesso tempo inestimabile. Da allora la tradizione non si è mai interrotta; il paese per circa tre mesi, il tempo che serve per la realizzazione artistica scenografica, si divide in due fazioni : i “Madunnara” i quali, a metà del Seicento erano la confraternita con sede nella Chiesa Madre, e i “Signurara”, che avevano sede nella Chiesa del Carmine nei pressi del Calvario. Le due fazioni ancor oggi si dividono così lo spazio dove poter esibire i propri archi. Ogni anno, nel giorno di Pasqua, alla fine della processione si svolge l’incontro tra il Cristo risorto e la Madre. L’unione avviene di fronte alla chiesa Madre tra gli archi delle due fazioni e non è infatti un caso se è stato scelto l’elemento architettonico dell’arco che simboleggia l’unione tra due elementi: nel caso specifico degli “Archi di Pane”, si tratta dell’arco di trionfo (tipicamente romano), il quale solitamente veniva costruito per celebrare la vittoria in una guerra, esattamente come la vittoria della vita sulla morte durante la resurrezione del Cristo; inoltre l’arco di trionfo viene spesso costruito per la realizzazione di chiese e viene affrescato e decorato con mosaici, proprio come i nostri archi di San Biagio.

E, come una porta, rappresenta l’ingresso di Gesù Cristo nel mondo. Tutti gli archi vengono realizzati e decorati interamente a mano dalla comunità: per la struttura vengono utilizzati materiali come canne, salice e alloro mentre per le decorazioni viene utilizzato il pane. Per la realizzazione di figure a mosaico vengono utilizzati semi di frutta, verdura, chicchi di riso e caffè che vengono successivamente colorati e placcati con la resina. I soggetti delle decorazioni sono principalmente costituiti da motivi floreali, simbolo della primavera e della rinascita. Il viale viene addobbato con caratteristici lampadari colorati chiamati ninpee. I soggetti dei quadri a mosaico, che vengono posti all’interno degli archi, cambiano ogni anno e ogni fazione sceglie i propri soggetti, seppur rimanga però sempre, quale tema principale, quello religioso. La Sicilia è stata una regione ricca di influenze: fenicia, bizantina, turca e spagnola. Per questo, soprattutto nell’arte, ritroviamo le caratteristiche delle varie popolazioni che hanno lasciato la loro impronta; è così che le arti e le culture si mescolano dando vita a qualcosa di assolutamente unico, pieno di colori e sfumature che si intrecciano tra loro.

La regione, prima che si diffondesse la religione cattolica cristiana, era sotto l’influenza pagana, da cui provengono le diverse decorazioni che ritroviamo nelle strutture artistiche: infatti, se per la religione cattolica la rinascita è rappresentata tramite la resurrezione del Cristo, parallelamente per i pagani è la mera rappresentazione della primavera, la rinascita della natura, la terra che fornisce alimenti al suo popolo. Quegli stessi alimenti che, poi sugli archi, vengono trasformati in arte rappresentativa della rinascita. Coloro però che rendono veramente unica questa festa sono i cittadini che per mesi lavorano alla rappresentazione, collaborando con spirito di fratellanza anche tra fazioni opposte: l’aiuto reciproco e l’unione della comunità sono il vero valore aggiunto a questa antichissima festa, che ancor oggi non porta avanti solo la tradizione estetica ma soprattutto l’animo dei cittadini di una volta, la fierezza e la dignità di quella terra che chiamano casa.

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Nicole Farinotti

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