Matteo Metullio Chef

Abbiamo conosciuto Matteo Metullio nel 2016 quando, a soli ventisette anni, o giù di lì, era lo chef de La Siriola, a San Cassiano. Aveva già una stella sul petto. Il nostro Luca Farinotti gli profetizzò la seconda stella entro l’anno e così accadde.

Metullio, per Make Me Italy, incarna alla perfezione il profilo dello chef virtuoso e moderno che alla tecnologia, laddove non sia strettamente necessaria e funzionale alla trasformazione sublimante di una materia prima, a tutte le forme di sterile estremizzante divertissement della cucina, ai macchinari che privano il cibo della sua intrinseca energia vitale – in nome dell’estetica, dello spettacolo – e, va da sé, ai relativi artifizi, più utili a soddisfare la mera vanità o a compensare, od occultare, la colpevole lacuna tecnica e culturale, antepone la perseveranza nell’applicazione dei principi di stagionalità, freschezza, salubrità – dove la tekné è funzionale all’idea e all’esaltazione della parte noumenica del cibo, non viceversa. Percorsi elettivi ed eroici che esaltano la liquida sensibilità della mano, la rapidità dell’occhio e la destrezza del cuore.

Metullio è il diamante allo stato grezzo che, rigettando le logiche delle sponsorizzazioni, del tritacarne mediatico da cui traggono nutrimento sintetico gli eghi culinari contemporanei, si rende umilmente grande nella sottrazione. Dentro a una cucina.