La Bandina – Traditional Wines
Makemeitaly.it ha scelto La Bandina perché:
- Sono custodi della tradizione di fare il vino. Custodi della vigna, della natura e della cultura enoica: vini
veri, asciutti come la pelle dei vecchi contadini in vendemmia, duri come i nostri terreni collinari di
origine marina. Spumanti, vivi, perpetui; come la storia. - Parma. Dalle prime colline di Parma, una riscoperta di quello che è stato e che per tutti gli altri non
sarà più. Un percorso senza fine, verso la più affilata tradizione emiliano-parmense nel vino, fatta di
bollicine profumate e di carattere, perfetto abbinamento ai prodotti gastronomici più famosi del
mondo, quelli di Parma e dell’Emilia. - Calcare, argilla e fossili. I vigneti sono tutti in collina, a 350 metri sul livello del mare.
Terreni ricchi di calcare e argilla, con forte presenza di gesso: nella preparazione dei terreni per le nuove
vigne, affiorano frequentemente i fossili dell’antico mare padano. Tanta pendenza, che rende i territori
predisposti alla viticoltura di qualità, e che rende necessaria la vendemmia manuale, altra garanzia di
controllo delle uve grappolo per grappolo. - Spumante Sui-Lieviti Perpetuo. Vini. Vini della tradizione, senza compromessi, senza orpelli di moda
e senza adulterazioni dell’uomo. Si segue la vigna, il vino si fa in vigna, si sfruttano le caratteristiche
delle vigne per esaltare al massimo il vino. Acidità, complessità e grande freschezza in tutti i calici,
anche nei rossi fermi corposi.
Mi sono sempre definito un narratore eno-gastronomico ferocemente curioso. In questo sicuramente
il mio background tra event planning, altissima ristorazione e realtà di eccellenza del territorio ha
permesso una visione, in primis del mondo del vino ma non solo, completamente diversa.
Mio padre faceva vino, qualitativamente non ne ho un ricordo splendido, ma ricordo la dedizione e la
conoscenza che produrre queste bottiglie si portava dietro. Da qui parte l’interesse, la curiosità, il
capire perché un vino è più buono e un altro lo è di meno. Capire cosa c’è dentro e dietro ad una
bottiglia.
Ho iniziato a sviluppare questa mia curiosità appena mi sono affacciato al mondo degli adulti, in
concomitanza col momento in cui si affacciava al mercato nazionale ed internazionale il Prosecco.
Allora, come ancora oggi, tutte le novità sembrano la panacea di tutti i mali e livelli qualitativi
irraggiungibili per qualsiasi attività al di fuori delle aree diciamo “di moda”.
Poi è arrivato il Franciacorta, poi il Trento DOC, poi l’Oltrepo’ e così via. Mode, giustissime mode, e
trend che portano all’apice del successo una determinata zona/cultura.
E io le mode le ho cavalcate, tra eventi e consulenze per altre cantine ho sempre cercato di essere un
passo avanti ai trend osservando la situazione con occhio critico e costruttivo, senza “markettate” o
ruffianaggini, ma cercando il vero valore delle aziende che ho seguito.
Nella mia filosofia di lavoro, le realtà vanno viste come da una mongolfiera, non nel loro singolo ma nel
loro territorio, ben oltre i confini delle vigne. Chi combina tradizione e innovazione guarda in modo
introspettivo la propria realtà, cercando di velocizzare dei processi in modo speculativo sulla qualità e
ancor di più sull’identità.
La tradizione non è solo un libro scritto su carta ingiallita, la tradizione è la nostra identità. Siamo noi
ma non visti da noi stessi, siamo noi visti da una società che a sua volta guarda al di fuori dei suoi
confini.
E si sa che a volte l’occhio giudicante può dare fastidio, ma questo è il compito della tradizione,
tramandare l’esperienza ed il giusto.
Il valore di ogni realtà, e la sua comunicazione, sono state il mio traino fisico e mentale per tanti anni.
La ricerca smodata di creare valore, mi ha portato a studiare, ben oltre i confini di internet, a parlare
con i vecchi contadini, con vignaioli ottuagenari e personaggi, raccontati nei libri, ormai dimenticati.
E questo mi ha portato ovviamente vicino al lato pratico, la produzione del vino, provando a capire
come e dove mettere le mani.
Quindi di nuovo un ritorno all’origine, parlando con mio padre di come faceva lui e delle differenze
rispetto all’industria del vino.
Mi si è accesa una lampadina, o forse meglio chiamarla fiammella, quella di un progetto mio, che
rispecchiasse tutto il valore che ho scoperto e studiato della mia terra, che riportasse in auge un vino
del mio territorio come non succedeva dai tempi di Cornelio Guerci, che vinceva i concorsi di
spumantistica mondiale partendo da qui.
La fiammella è definitivamente esplosa quando Federico Oppici, ora mio socio qui a La Bandina
Traditional Wines, mi ha chiamato per realizzare insieme un progetto, il nostro futuro, partendo dalle
nostre radici: suo nonno Mario è la persona che ha insegnato a mio padre a fare il vino.
Una radice comune, che tra tutti i posti al mondo in cui poteva consolidarsi ha scelto il posto più bello
e difficile di tutti: casa.
Mattia Ravanetti Vigneron