Achille Fereoli
Makemeitaly.it ha scelto Achille Fereoli per:
- Il suo essere custode di un territorio
- La salvaguardia di metodi ancestrali (in estinzione) di coltivazione e interazione con la natura
- Il vino segreto e introvabile
- Il modo antico di interpretare l’ospitalità
Achille Fereoli
Custode
Achille Fereoli possiede uno dei ristoranti più apprezzati del parmense, lo storico Pane e salame; a Felino, patria del celebre salame, nella Val Baganza, è luogo di ritrovo per appassionati, giornalisti, scrittori, ristoratori provenienti da tutta Italia, nonché tempio del cibo “vero” e semplice.
Quando non è al ristorante, tra le terre di Barbiano, San Michele, San Michelino, Sant’Ilario Baganza, Achille recupera vigneti abbandonati lungo la valle e li guarisce, rigenerandoli.
metodi ancestrali
Oggi, il rapporto di Achille con la sua terra è così profondo che la terra stessa pare offrirsi a lui, attribuendogli un ruolo sacerdotale: coloro che lo incontrano lo percepiscono immediatamente, ne è divenuto Protettore. Achille ha dapprima ripristinato la vigna di Brian, a Sant’Ilario Baganza, un appezzamento di circa 35/40 anni di età, poi la vigna del Monte da cui trae il Lambrusco di Attilio. Qui, ha trovato piante di Lambrusco Maestri, in prevalenza, insieme a piccole percentuali di Merlot e Trebbiano. Quest’altro vigneto ha circa 75 anni. Lo spettacolo più bello è scorgere Achille all’alba in queste vigne, mentre si prende cura di loro. E poi sedersi al tavolo con lui e i suoi vini. Il bianco di Brian è un Sauvignon in purezza figlio, va da sé, di una vinificazione completamente naturale, senza alcuna chimica.
Che si tratti di annate diverse o della stessa vendemmia, la sensazione è quella di avere a che fare con la vita. Nessuna bottiglia è uguale a un’altra, il contenuto di ciascuna è organico e dotato di un proprio, unico, carattere. Il ventaglio dei colori spazia dall’ocra all’arancio tenue. La costante è il profumo della terra, l’odore della guarigione. Una bottiglia ha naso di salvia fresca, lavanda, verbena. Un’altra, di miele, frutta tropicale, pera matura. Un’altra ancora, di croccante zucchero di canna, composta della nonna, bacche. Tutte, in bocca, presentano un’acidità naturale, spontanea, di variabilità sorprendente (provare per credere: lasciate lì il bicchiere, immobile. Riprendetelo dopo minuti, ore: accade sempre qualcosa di magico). L’alcol non si sente, eppure c’è: prova concreta dell’immanenza della spiritualità. Poi il rosso, più solido, robusto, costante. Le bucce forti sostengono un succo pieno di frutto ma al contempo leggiadro, elegante, secco, di struttura non fitta ma raffinata, come un filato di cashmere. Anche qui, l’alcol è equilibrato, giusto quel che serve per tenere insieme le trame di questa bevanda dal magnetismo antico, sacro, druidico.
Vino segreto e introvabile
I vini di Achille non sono in commercio, non è questo lo scopo. Quello egli che cerca è la perfetta armonia tra uomo e terra. I suoi sono prodotti unici, ancestrali, senza chimica, la cui realizzazione di per sé significa rivalutazione di un territorio come forse non aveva ancora fatto nessuno prima in queste zone. Molti credono che i terreni abbiano bisogno dell’intelligenza tecnologica umana per dare il meglio di sé, Achille crede invece che l’uomo debba dare il meglio di sé affinché la natura possa manifestare pienamente se stessa.
l’antica ospitalità
Per chi passa da Felino, è d’obbligo una sosta da Achille Fereoli. Scoprirete un uomo, e un vino, come esperienza reale di connessione con il tutto: qualcosa che vi resterà dentro per sempre.